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Non vi è cosa che dir si possa impossibile; vi sono delle strade che conducono a tutte le cose; e se noi avessimo buona ed assoluta volontà avressimo ancora tutti i mezzi conducenti e necessari. Ognun sa a quali danni rimane esposta questa fiorente città ogni qualvolta l'Arno la invade con i suoi trabocchi: la perdita di merci, cereali, e mobiliare incalcolabile sempre; le strade, i palazzi, e le case ripieni di sordida melletta; inabitabili i sotterranei, ed i piani terreni; corrotte le acque dei pozzi per la miscela con quelle degli smaltitoi, e delle sepolture eziandio; l’indebolimento delle fabbriche, e talvolta la minaccia di rovina, fomite di lunghe e dispendiose liti tra privati; il commercio ritardato, e compromessa la pubblica salute da epidemiche infezioni quindi deteriorazione dei ricchi, povertà dei cittadini, rovina totale dei poveri, lo scoramento generale.
Ed all’aspetto di sì spaventevoli disastri, seguiteremo a starcene inoperosi? sopporteremo che i nostri figli, i nostri nepoti maledicano nel rinnuovarsi dell’infortunio alla nostra inerzia? Non sarà minore il rammarico di lasciar loro a dimettere qualche debito, di quello che esporli a deplorare delle vittime, e soggiacere a danni immensi, a perdite irreparabili? L’esperienza ha dimostrato che tali infortuni avvengono una volta, o due nel corso di un secolo, ma non sarebbe meglio prevederli, impedirli? Chi ci assicura cohe a malgrado dei validi lavori ultimamente fatti del rialzamento, e ingrossamento degli argini, e a di-