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nella storia e in dante 59

Chi novellò, e fu Giovanni Boccaccio 31 ), che Dante si proponesse di verseggiare la- tinamente la Comedia, e giunse persino a riferirne i primi esametri, sapeva di dir cosa consentanea alla machina del Poe- ma che l'autore medesimo avea chiamato « sacro », e le genti intitolarono « divino », e ne scrissero sulla tomba di lui la lode più alta che allora potesse attribuirsi al pen- siero dei dotti, quella di Teologo 32 ). Un poema teologico medievale non avrebbe invero potuto essere scritto se non in la- tino. Ma la teologia, nel pensiero di Dante e nel concepimento del suo Poema, era un astratto, un che di supremo, in capo agli ordini dell'umano progressivi quali egli intendeva nel Poema figurare, e dare a questo le forme della realtà vissuta e par- lata in « questa moderna favella » 33 ), del cui stile avea fermate le dottrine nella Vol- gare eloquenza. E a quella rappresentazione dell'umano in tutti quanti i suoi aspetti, fu il