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104 agna gentile

quella democrazia, nel cui «bello ovile» Dante l ) non disdegnò, « nimico ai lupi, dormire agnello ». Il leone, questa volta « si posava »: era l'« agna » che combatteva e vinceva. Oggi che, per opera della Società dantesca italiana, il palagio di quell'Arte addivien casa di Dante, 1' « agna mansueta e gentile », che i lanaiuoli vi scolpivano nel 1308, ci fa ripensare quei fieri e pietosi versi dell' « esule immerite- vole », rimpiangente il suo « bello ovile ». Ad essi noi congiungiamo, integrato ne' suoi in- tendimenti, il Sonetto di Francesco Petrarca; nel quale leggiamo, sotto i velami poetici, una pagina di storia fiorentina, che, a così breve distanza dalla morte di Dante, era sempre sto- ria di lui, storia degli amori suoi e de' dolori, de' suoi ideali e de' suoi disinganni, della sua anima e della sua poesia. 1) Picrg. XX, IO; Farad. XXV, 5-6; Purg. VI, 66. ««1