a Pistoia, il leon di Firenze che strangolava l' aretino cavallo sfrenato ; e nel sigillo ghibel- lino di Pisa, era esso il leone fiorentino che soggiaceva all' aquila imperiale ; era sul palazzo di San Giorgio il grifone genovese che di quel- V aquila faceva scempio ; era, o fu immaginato che fosse, sulla tomba di Corradino in Santa Croce di Napoli il leone angioino che spennac- chiava l' aquilotto venutogli a morir fra le bran- che; e sulla ringhiera di Palazzo Vecchio era il Marzocco dorato che avea sotto la lupa se- nese. Nel poema di Dante il leone angioino sta in pericolo d'essere artigliato dall'aquila vendicatrice l ) : ma quando il vescovo d'Arezzo ne volea far pittura nel suo palazzo ghibellino, il pennello motteggiatore del fiorentino Bona- mico invertiva le parti, ed era il leone che sbranava l' aquila 2 ). Nel simbolo petrarchesco, abbattitrice della « antica maledetta lupa » , si- nistra imagine di losche profane cupidigie, è V « agna mansueta e gentile » , insegna d'Arte e di democrazia: della democrazia, trionfatrice pacifica d'ogni rozza e violenta barbarie; di ') Farad, vi, 107. E del Leone fiorentino, con la frase dantesca, il Machiavelli {Decennali, I, 124-25): «Ed al vo- stro Leon trasser de' velli La Lupa con San Giorgio e la Pan- tera », che era Lucca. 2 ) Franco Sacchetti, Nov. clxi.