Repubblica di Firenze. Non senza allusione, forse, alle discordie cittadine espressamente ac- cennate ne' versi io e 1 1 ; per le quali, e per altre non debite imprese, troppo eli' era pronta, la poderosa Repubblica, a « cinger la spada », che ora il Poeta la esorta a cingere finalmente, « ornai » (e in questo « ornai » è amarezza di rimprovero), per la guerra di Gesù legittima e benaugurata. Che poi simbolo di Firenze sia posta l'« agna mansueta e gentile », insegna della più potente fra quelle Arti che erano esse lo stato, è con- cezione degna in tutto della squisitezza petrar- chesca. E degno altresì della oratoria patriot- tica, che il Leopardi, poeta e prosatore sovrano, sentiva nelle Canzoni civili di lui *), è l'atteg- giamento dato dal Petrarca a cotesta figura. Secondo le figurazioni di quella zoografia poli- tica, i cui documenti sopravvivono specialmente sulle pietre dei nostri pretorii e palagi popolari e nella poesia storica contemporanea, sono ani- mali battaglieri che di altri animali menano strazio e vittoria. Era, in più luoghi di Firenze, l'aquila guelfa che ghermiva il drago ghibel- lino o la volpe pisana ; era, nel palagio di Giano !) Epistolario (Firenze, Succ. Le Monnier, 1892), I, 175; e Pensieri di filosofia e letteratura, I (Firenze, Succ. Le Mou- nier, 1898), 108-109, 120.