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Firenze sotterranea 59


Entro nell’albergaccio.

Il giovane ladro D. dormiva sereno e tranquillo in mezzo a una ventina di bianti, i cui giacigli erano scompartiti fra tre stanze, che ricevono soltanto luce interna, e dove si ammorbava dal puzzo.

Ci volle del bello e del buono a svegliarlo; dormiva anch’egli il sonno del giusto!

Non crediate che i ladri si tengan per tanto colpevoli. Uno di essi mi diceva, col volto compunto a santimonia: — Io ho preso qualche cosa, ma cattive azioni non ne ho fatte a nessuno! —

Uno di quegli albergatori, che ricettan la notte nelle loro trappole da sorci, i pregiudicati, mi aveva detto un tempo: — Voglio ripulirmi: non voglio più che persone di garbo! —

Poco dopo:

— Sa.... — mi diceva — son tornato a ripigliare i ladri: tanto i galantuomini non ci venivano! —

Alla Sacra, a Malborghetto, al Campuccio, dove le catapecchie sono più a rifascio, pingendo con una mano le impannate ai pianterreni, si aprono e, tenendo un cerino acceso in mano, si vedono le famiglie accatastate, nude sui loro covàccioli.

In mezzo alle strade, non mai rilastricate, è perenne la pozzanghera, mancando lo scolo delle