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nacci; dentro, la sozzura, lo squallore, il tanfo sfidano ogni descrizione.

Il soffitto è composto di travicelli intarlati, tagliati alla rozza, e di mattoni mal commessi, le pareti ammuffiate, luride, stonacate, stillanti il lezzo. Per tutta masserizia un pagliericcio; o tre, quattro pagliericci posati su tavole verminose. Sopra que’pagliericci che hanno per coperte panni rattoppati, abiti vecchi, frusti, stracciati, raccattati alle volte nelle corbe e ne’ cassini de’ cenciaioli, il ladro di mestiere, negl’intervalli in cui non è ospite delle prigioni, dorme così saporitamente, così alla grossa, come se giacesse sul più morbido letto: dorme con serenità, spesso sorridente, quasi che lo visitassero i sogni più rosei.

Il così detto sonno del giusto è un’invenzione da romantici: le notti insonni dei delinquenti sono fantasie di poeti: si potrebbe, con molta più verità, dire di chi ha il sonno duro: — dorme come un ladro! —

Immaginate una casa di quattro stanze. Vi si pigiano, vi dormono quattro famiglie: ogni famiglia sul medesimo letto, e una famiglia è composta di quattro, sei, sette persone. Dormono insieme; il ladro, allorché sa di non esser per-