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Firenze sotterranea 25

Mi sentii raccapricciare. Il fanciullo, che dormiva così quieto e riposato, crescerà un gran nemico della società: un vostro, un mio nemico!... Fra cinque, sei, venti anni, lo possiamo incontrare voi ed io, una notte, allo svolto di una cantonata, e potrà o vorrà tentare di sgozzarci.

E noi siamo ciechi: ci ubriachiamo di tante parole: e non abbiamo ancor trovato modo di strappare dalle branche del vizio certe tenere creature, munirne l’innocenza dagli attentati di genitori infami. La religione del Cristo, è uopo convenire, religione tutta di carità, di promesse ai reietti, di misericordie ai ravveduti, in questo rispetto avrebbe operato miracoli. Ma noi, con la nostra orgogliosa sapienza, siamo arrivati a schernire anche questa suprema legge d’amore!

— Come si conduce ora il bambino? — domandò l’ufficiale di Polizia alla madre (e qual madre) tutta sonnacchiosa.

— Assai bene! — ella disse, credendo ingannare la Polizia, e forse in quel momento ruminava l'impresa vile, o scellerata, a cui avrebbe, per cavarne vantaggio, stimolato la mattina appresso il fanciullo.

— Ci avete altri in casa?

— Ci ho una vedovina! — rispose quasi ri-