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Proemio xxix


I nostri padri fecero rivoluzioni grandi per la guerra, per la insurrezione. La nostra rivoluzione deve esser grande per la pace. Noi non domandiamo soltanto l’affetto, l’unione fra tutti i cittadini, fra tutti i popoli, ma fra tutti gli uomini. Molto fu distrutto: ora si deve riordinare: fondare, creare, produrre, pacificare; sodisfare a tutti i diritti, sviluppare i grandi istinti dell’uomo, provvedere a tutti i nuovi bisogni di una società inquieta e ardente di miglioramento; ecco l’impresa dell’avvenire. E l’avvenire comincia da oggi.

Quando cesseremo di perseguitarci, gli uni gli altri, di odiarci con tanta veemenza? Non sarebbe più espediente l’unirci, il cooperare all’aumento, al trionfo della civiltà? Ci si smarrisce in gare sciagurate e abbiamo milioni di uomini che chiedono lavoro, milioni di fanciulli che chiedono scuole, milioni di infelici che vi domandano un asilo, abbiamo un paese che domanda a certe classi che cosa abbiano fatto della sua gloria, e la rivuole. Cerchiamo una tregua, una pace in cui possano dar tutto il frutto della loro attività gli