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Proemio xxiii

nel lavoro: tu hai combattuto contro chi difettava di equità, a noi soverchiarono le carezze: tu fosti spinto al male, noi non sapemmo far sufficiente profitto del bene, a cui ci si attraeva con ogni mezzo: tu fosti pervertito, o infelice, noi avemmo il privilegio dell’amore, degli agi: dimentichiamo, poniamo nella bilancia ove sono le diffidenze e gli odii, i risentimenti, la pietà, il rispetto, la simpatia, la gratitudine.

L’aver distrutto l’antico Centro di Firenze fu la più bella tra le opere compiute in servigio della cospicua città, nel secolo. E a molti ne spetta la lode, ma due vanno singolarmente ricordati: il marchese Filippo Torrigiani, assessore per la pulizia municipale, quando ordinato lo sgombro del Ghetto, e che spiegare tanto accorgimento, fra inenarrabili difficoltà; il marchese Pietro Torrigiani, che, come cittadino, come uomo di cuore, come sindaco, con energia mirabile, combattè e superò ostilità d’ogni maniera. Nobilissimo per bontà e grandezza d’animo, a niuno secondo, nel