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dotti, sono quasi sempre nelle prigioni. Alcuni escono, altri v’entrano; è un continuo andare e venire; si comprende quanto sia espediente il provvedere.

Innanzi a tutto bisogna pensare a separare i poveri, gl’infelici, dai furfanti trincati; le famiglie, dove la madre e il padre, vecchi avanzi di prigioni, spingono i figliuoli al furto, le famiglie che vivono in una laida promiscuità, dalle altre, le quali derelitte, perseguitate da sciagure inenarrabili, cercarono riparo ne’ sordidi casolari, da me abbozzati.

A ciò può provvedere soltanto la carità cittadina! Annunziate il santissimo scopo: subito vi risponderanno con slancio.... e lo so.... uomini generosi, che offriranno le somme necessarie a edificare case per i poveri, case, in cui possano esser date stanze, a minor prezzo ancora di quello, che non sien già date da certe Società edificatrici.

È dunque da istituire una Società edificatrice, che abbia vero e proprio andamento di un’Opera Pia, e come tale sia regolata e amministrata1.

  1. Scorso non molto tempo dalla pubblicazione della 1ª edizione di questo libro, fu istituito il Comitato per le case dei poveri, che ha recato e reca tanto giovamento alle classi più derelitte delle nostre popolazioni.