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Firenze sotterranea 171

piegatura, che facea il soffitto della bottega: e gli parve riconoscere il principio di una scala murata.

Battè nel muro con un martello. Il muro suonava come fosse vuoto: battè e ribattè: dall’altra parte nessuno rispose. La sera, rimasto solo, si attentò ad aprire una buca: quando fu assai grande vi passò un lume e vide una stanzuccia vuota. Chiamò sotto voce, chiamò più volte, nessuno rispose.

Allora fece nel muro una vera breccia ed entrò, dopo essersi armato. Credeva poter ritrovarsi in uno di que’ sotterranei, che sono in certi punti del Ghetto e dove si nascondono i ricercati dalla giustizia.

La scala, come egli aveva immaginato, c’era davvero e scendeva giù verso una bodola, che metteva ad una cantina. Il Chimenti è un giovinolo robusto, franco, non è facile che abbia paura. Scese per la bodola nella cantina. I topi gli furono addosso da ogni parte, scappando a diecine qua e là, cadendo dal solaio in frotte, tanto che, strisciandogli vicino, e movendo l’aria, gli spensero il lume.

Rimasto così al buio, il giovane non si perdette d’animo; riaccese subito il lume: e vide