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162 Firenze sotterranea


L’E. era di un coraggio, di una temerità a tutta prova. La Polizia si avvantaggiava delle sue cognizioni, delle vecchie conoscenze che egli aveva in quel mondo di ladri, nella Firenze tenebrosa, che io descrivo. Ma lo pregavano, secondo le congiunture, dicesse ciò che sapeva: non arrischiasse sè. Però furon sempre parole. Egli voleva ad ogni costo andare con le pattuglie; era la sua passione far scoprire i delitti de’ suoi vecchi compagni; entrare ne’loro tugurii insieme con la Polizia, slanciarsi il primo ne’pericoli, pigliar per il petto i bricconi, che un tempo aveva abbracciato.

Però la vendetta, che la Polizia temeva, non si fece aspettare, e lo fulminò. Un bel giorno, a sole alto, fu pugnalato in una delle strade più centrali di Firenze; ma parve morisse contento, dopo aver indicato il suo uccisore, soddisfatto che almeno la sua morte fosse causa che uno de’ suoi vecchi compagni andasse all’ergastolo.


Facciamo un giro per certi vicoli del Mercato. Vedrete quante cose grottesche, infami; quanto