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148 Firenze sotterranea

sulla grossa testa calva, e tutto inteso a far delle ventole da lumi e dei fiori di carta colorata.

— È stato in galera sette anni! — mi disse.

— Ma a voi non fa male di vedervi così vicino l’uomo, che ha ammazzato vostra sorella?

— Oh, signore! — Ed ebbe un gesto, quasi volesse significarmi: — Le pare che un pover uomo, come me, annetta importanza a tali piccolezze?

— Non è un cattivo ragazzo — replicò (notate che il ragazzo deve avere almeno cinquanta anni) — e anche ieri andai a pranzo con lui.... Pranzo, s’intende, — interruppe, credendo io potessi supporre che egli vivesse lautamente — una minestra fatta con osso di prosciutto e poi una aringa! —

Il vecchio, di cui vi parlo, si chiama L.... Ha circa novantanni. Fu ladro di mare, ora va talvolta raccogliendo le cicche, i cenci, le ossa: mangia con le elemosine che gli danno i Cappuccini: e spesso, quando il caldo gli rende il suo covile insopportabile, lascia i traghetti del Mercato, va in campagna e dorme per le capanne.

Fu in galera con un tale G.... che è de’più sanguinari e feroci uomini abitanti nel Ghetto, sebbene oggi molto vecchio e forse non più ca-