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146 Firenze sotterranea

riuola. Ci erano cinque o sei uomini, dal ceffo orrendo, e con loro sei o sette turpissime treccone, giovani e vecchie, alcune con le gonnelle tirate sulle ginocchia, senza calze le gambe tutte nude; e pigliavano ora il sigaro, or la pipa dalle labbra avvinate dei loro sucidi bertoni, e fumavano esse. Rammento una vecchia con barba bianca, lunga due centimetri, intorno al mento e sulle labbra: schifosa Gorgone, tremula, mucchio di ossa quasi scarnate, che parea dovesser crocchiare ad ogni suo moto. Si udivan bestemmie, il linguaggio dei bari, dei proseneti; avean tutti visi d’abbrutiti, impustolati, rossastri, chiazzati di segni d’ignominia.


Ho conosciuto un vecchio, il quale abita in un vicoluzzo presso il Ghetto, e che è fra i personaggi, che bazzicano per il Ghetto, forse il più degno di essere studiato. Lo interrogai una volta dinanzi alla Polizia: conveniva di essere stato condannato alla galera, di avervi passato varii anni: ma non si allungava, non voleva entrare in particolari, che già io sapeva, che gli penava, sembra, o ripugnava di squattrinare davanti ufficiali della Polizia.