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Proemio XI

statue di marmo o di bronzo e intorno ad esse agitarsi tanti uomini di fango.

Io vivo molto raccolto ne’ miei pensieri e scorgo ciò che vedono soltanto i solitarii. Le meditazioni nella solitudine ispirano le grandi imparzialità. Io ho imparato ad amare, a compatire, a esaltare chi soffre: io non posso negar le miserie, poichè le ho vedute: e la massima colpa che ho riscontrato — mi giova ripeterlo — dopo aver studiati i corrotti, i delinquenti di ogni specie, m’è sembrato e mi sembra tuttora lo spensierato crudele egoismo delle classi, che si dicono da sè superiori — e dovrebbero essere.

Molti pensano rimediare a tutto, a calamità, a miserie infinite, con elargizioni, piccole sottoscrizioni, onde raccolgono oggetti e denari: ma le tempeste di certe anime non possono esser placate, calmate che dal nuovo, limpido irradiamento di una luce d’amore. Non basta il metter piccole dighe qua e là, per paura, a trattener l’impeto minaccioso, clamoroso, sovvertitore della immensa fiumana; non è questione di pane, di carità soltanto; è questione di progresso e di giustizia!

Ripetiamo, mentre porgiamo consigli: manca la simpatia umana.

Ove è tracciato il dovere dei forti?