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112 Firenze sotterranea


Ci fu pure un tedesco, tra’ padroni di que’ sucidi raddotti. Aveva due bambini d’indole buona. Tutto il giorno bazzicavano ladri per casa: il padre era ladro e manutengolo. Volevano i figliuoli imparare un mestiere, ma gli esempi perversi li distornarono. Furon prima borsaiuoli, poi si strinsero in associazioni per imprese di più rilievo e più lucrose. Dal Ghetto sbalestrarono in galera. Il padre, zoppicante, con le grucce, accasciato dagli anni, vende i fiammiferi per le strade e chiede l’elemosina.

Vi ho già parlato di un bambino di quattordici anni, da me incontrato nel Ghetto, e che alla sua età ha subito ben dodici condanne.

Dacché siamo su tale argomento, eccovi un altro fatto.

Presso al Ghetto, nel vicolo del Fuoco, vi è un casone, composto di due immense stamberghe. Lì stanno insieme un trentadue famiglie, che vivono all’animalesca. È questo il ricettacolo di ladroncelli di notte, che esercitano un solo genere di furti. Portano una corda attortigliata al braccio, da un’estremità la tengono ferma alla mano, dall’altra pende un grosso gancio. Con mirabil destrezza lancian le cordicelle, come un laccio, alle finestre ove di notte son lasciati panni ad