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Firenze sotterranea 83


Fu allora chiamato un magnano: fu aperto l’usciale, che metteva nel sotterraneo. Gli agenti passarono sotto orride vòlte: mandavano il ladro avanti perchè facesse strada. Trovarono una stanzaccia, poi un’altra. — Lì, — diceva il ladro — era il nascondiglio della roba! — Vider la bodola di una sentina, l’aprirono, si avvicinarono col lume in mano.... Furono storditi da un grande scoppio e il lume si spense.... Vi lascio pensare il pànico, il terrore di que’ poliziotti, che credettero esser caduti in un tranello. Ma uno di essi, così al buio, avea afferrato il ladro e lo teneva stretto; costui, per paura che lo buttassero nella sentina, urlava con quanta ne avea nelle canne.

Intanto, udito lo scoppio, dal vicinato la gente in calca traeva al rumore. Lo scoppio era avvenuto, perchè il lume, accostato imprudentemente, infiammava il gas idrogeno fosforato, che emanava la sentina.

Presto tutto fu rimesso in ordine, fu portato un altro lume: si trovarono sotto la bodola arnesi, chiavi false, mucchi di paglia per certi cantucci del sotterraneo, oggetti furtivi: le tracce, le prove più sicure di un ricettacolo, di un rifugio di pecore. (Con tal nomignolo i ladri si qualificano tra di loro nel proprio gergo).