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Firenze sotterranea 67

timo, una calca di persone scarmigliate, minacciose: e immaginerete facilmente che non è cosa allegra nè prudente, cagionare un subbuglio in un quartiere dove stanno accalcati un centinaio di reduci dal domicilio coatto, senza contar gli ammoniti, i pregiudicati, coloro che già hanno espiato condanne, i manutengoli e i rompicolli, la stummia della canaglia, che ribolle, schiuma, gorgoglia per quelle straduzze, per quegli angiporti, per quelle piazzuole.

Di notte, un certo numero di guardie andava non è molto, a Malborghetto, per arrestare G. D., notissimo pregiudicato. Ma sorge subito la ribellione. Il G. D. è messo in una carrozza, è assicurato, come dicono gli agenti nel loro gergo; quando ad un segno di convenzione scaturiscono dalle stalle (dove son soliti di rimpiattarsi come già vi ho raccontato) e da altri spechi i più famigerati malandrini: danno di piglio a sassi, a strumenti da lavoro: fermano di forza la vettura: fanno scappare il G., e le guardie sono ferite. Poche ore dopo, il G. era arrestato di nuovo con molta scaltrezza da un finissimo agente. Se non in buon numero, le guardie, lo ripeto, nulla possono in un quartiere dove abbiamo uniti insieme reduci dal domicilio coatto, e sorvegliati, e ma-