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Cesare? or quale? a lui Castruccio; e poi:
125No, l’un l’altro fra lor struggansi intanto;
A noi guardia fia l’alpe, e all’alpe noi.
Non sì tosto ebbe detto che del santo
Ostel s’aperse lentamente il fosco
Uscio, donde fuor venne in sacro manto
130Un che disse: Fratei, pace sia vosco.
Poi mosse ad una croce, ivi sorgente
In su l’entrar del tortuoso bosco.
Allor que’ duo, già vinti da un’ ardente
Brama di ragionar libero e chiaro,
135Pieni amendue d’alto pensier la mente,
Pel selvaggio cammin si dilungaro.
Canto quarto.
Facean ritorno al solitario albergo
Mentre sul balzo orïental parea
Quella che ha l’ombre innanzi e il sole a tergo.
Lieto Castruccio all’Alighier dicea:
5Del ciel fu raggio quel pensier che in prima
Tua sapienza ricercar mi fea.
In me sì largamente dalla cima
Dell’intelletto tuo luce discese
Che mia speranza omai cerca s’estima,
10Magnanimo signor, Dante riprese,
A’ gran disegni tuoi contro non mova
Quell’avversaria delle sante imprese,
O alquanto il ciel della sua grazia piova,
E qui le genti per età lontane
15Il nome tuo benediranno a prova.
Quando grave una voce: O menti umane,
Voi nel tempo futuro edificate,
Nè certo fondamento è la dimane!
L’un ver l’altro, a quel suon, maravigliate
20Volser le ciglia e tacquero e fer sosta,
Prestando orecchio il cavaliero e ’l vate.
Quella continuò: Cangia proposta
Tu che la speme a tanto ergi secura;
Troppo da lungi la gran meta è posta.