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angeli, fruscii di fiori bianchi ondeggianti alla brezza gelida di una notte cerea, dal cielo color di latte e le montagne coperte di veli... ecco ciò che Lara provava. All’uscire di chiesa il suo volto pallido e i suoi occhi avevano qualcosa di strano; una luce ammaliante che rifletteva le tinte del vespero di rosa e il tremolio delle chiome bionde degli alberi, talché uno studente, un piccolo poeta bruno e fantastico, se ne era innamorato perdutamente, ma quando si arrischiò a farle la sua dichiarazione, Lara lo guardò con aria così beffarda e tranquilla, che lui fuggì pei boschi pensando: — Sembra un angelo, ma è un demonio! — Incontrò una servotta brutta che ritornava dal ruscello e per vendicarsi di Lara le offri il suo cuore. La ragazza l’accettò! Allora il piccolo poeta si scordò di Lara e pensò per la serva: — Pare un demonio, ma è un angelo!....

L’altro piacere di Lara era il falò che ogni sera si accendeva sulle cime della montagna. Ognuno doveva portare il suo ramo sino alla cresta e adattarlo sul mucchio. Accesa la catasta, tutti si sparpagliavano qua e là sulle rupi, a gruppi, a due a due, e chiacchieravano mentre il fuoco ardeva là dove la neve aveva regnato, mandando con le sue scintille il saluto della montagna alle valli, alle pianure, ai villaggi e alle altre montagne tinte di viola, d’azzurro e di rosa dallo splendido imbrunire. La scena era superba, sublime! A misura che la sera si avanzava, larghi bagliori d’oro guizzavano sui boschi sottostanti, sulle rupi di granito, sulle macchie di lentischio; le persone diventavano nere sullo sfondo azzurrino del cielo, la brezza passava attraverso le vesti e i capelli; fulgidi scintillii brillavano negli occhi, nei denti, nelle unghie, nei capelli di tutti, e la montagna taceva e i poeti sognavano appoggiati alle rocce e spesso saliva dal paesaggio deserto un lontano squillare di avemmaria vibrato, vagante agli ultimi riflessi della sera, che dava un fremito, un verso, un lampo di poesia anche ai più ignoranti e positivi. — Lara si trovava nel suo ambiente. Pensava che queste bellezze sovrumane della natura sono le sole feste, le sole gioie che la Sardegna solitaria e deserta può dare ai figli suoi: pensava che vale più sulla vita una sera passato in montagna, così vicino al cielo, così sopra del mondo, che