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amicizia; e poi Lara non lo vorrebbe. È così vecchio e brutto...
— Bah! Ma è così ricco! — aggiunse Massimo ridendo sempre.
Guardò in aria distratto. In quel momento di silenzio giunse sino alla finestra la voce delle due fanciulle che passeggiavano in fondo all’orto senza badare in alto.
Pasqua parlava lesta, concitata, e fra il suo chiacchierio si distinguevano le parole «raso, paglia, ventaglio, ombrellino,» perchè forse proseguiva a ideare la sua teletta estiva. A un tratto Lara però la interruppe esclamando con voce stanca:
— E finiscila! Sei noiosa! Ora lo so a memoria...
— Sì! — riprese Massimo — Pasqua si farà una bella fanciulla.
— Di’ — esclamò Marco — sarebbe bella che te ne innamorassi, e che tutta la vostra inimicizia finisse in un matrimonio...
— Impossibile!
— Forse che anche tu nutri dell’odio? Allora devi odiare anche me! Però più di una volta mi hai detto che ti divertiva assai questa inimicizia infondata, alimentata dall’ignoranza, e che ne ridevi...
Massimo diventò serio e rispose:
— Ma sì, ma sì! Io ne rido e sfido tutti coloro che hanno un po’ di buon senso a non riderne. Pasqua Mannu è una bella bambina che si farà una bella fanciulla; però io mi guarderò bene dall’innamorarmene, non perchè tema della nostra inimicizia, ma perchè il matrimonio mio con una delle signorine Mannu riuscirebbe impossibile anche se io fossi l’amico più intimo di don Salvatore. — Sono così povero! E non sarò mai ricco!
— Ah, è vero! — rispose Marco, ricordandosi l’opinione dello zio su questa questione. — Pure ti dico che se anche tu fossi ricco, non ti azzarderesti di imparentarti col Manna! Sarebbe troppo grossa! Il pubblico ti schiaccerebbe coi suoi pettegolezzi.
— Il pubblico! — gridò Massimo riscaldandosi, — Io disprezzo il pubblico e i suoi pettegolezzi... Se lei vuole, gliene darò una prova.