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vedeva l’alta ragazza bionda accarezzarle dolcemente il viso, e dirle tante paroline care che la facevano sorridere e obliare, e allora essa le chiedeva perdono, le esprimeva magnificamente tutto il suo affetto così cresciuto dopo la separazione, le sorrideva e si sentiva felice, — ma il domani, se avveniva di veder realmente l’antica amica. Lara le voltava scortesemente le spalle, facendole capire che la disprezzava al massimo grado, salvo poi a pentirsi di questa scortesia appena non vedeva più Mariarosa. Era infine una specie di fascino che si interrompeva all’apparire dell’affascinatrice. Dal canto suo Mariarosa, vista la strana maniera di procedere di Lara, non fece alcun passo verso di lei, non andò più a visitarla, ma, colta l’occasione, chiese un giorno a don Salvatore cosa significava il voltafaccia della figlia. Figuratevi ciò che don Salvatore le rispose! La chiamò nientemeno che «corruttrice» di Lara e la minacciò di accusarla al padre se per caso le venisse l’idea di proseguire ad aiutare Nunzio e l’amica nella loro corrispondenza segreta ormai rotta per sempre. Fu un colpo di fulmine per Mariarosa. Comprese tutto; provò qualcosa come l’odio per l’orgoglioso cavaliere e si propose di aiutare più di prima Nunzio e Lara. Però da due o tre mesi Nunzio non aveva più indirizzato a Mariarosa le lettere per Lara; dunque i due amanti avevano trovato altro modo di corrispondersi, se non avevano del tutto rotto la loro relazione; in tal caso l’opera di Mariarosa tornava inutile, e lei se ne desolava, allorchè le arrivò una lettera del giovine per Lara.

Come fare per consegnargliela? Impossibile recarsi da Lara. Darla poi in mano di altri per fargliela avere, Mariarosa non ci pensava neppure. Mentre cominciava a disperarsi, udì il padre dire che doveva recarsi per affari nello studio dell’avvocato Ferragna, e si ricordò che l’orto o giardino dei Mannu stava vicinissimo alle finestre di quello studio. Pregò vivamente il padre di condurla con lui presso l’avvocato, e siccome esso la guardò meravigliato, gli spiegò come qualmente avesse visto dall’orto di don Salvatore una stupenda cortina fatta al crochet nella finestra dello studio suddetto, e come