Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 69 — |
intricate, selvaggie; gli alberi alti del giardino le davano ai nervi, e il loro susurro nella notte non la lasciava dormire. Almeno avesse ritrovato i fiori lasciati prima di partire! Nulla! tutto si era diseccato sotto la sferza del sole; le rose cadute, i rosai ingialliti, i gelsomini sfogliati! Rimanevano solo gli alberi, i nemici di Lara, che di notte parevano scheletri, che di giorno macchiavano la terra color d’oro... Oh, le ombre, le ombre!... Lara amava il sole; rimaneva insensibile sotto i suoi raggi ardenti, guardando tristemente dal suo davanzale quelle ombre che fremevano, danzavano, non sparivano mai... quelle ombre che raffiguravano la macchia proiettata su di lei dal ricordo di Nunzio, folta ombra che non lasciava penetrare più al suo cuore il raggio della gioia. E Lara aveva freddo; moralmente e fisicamente, nel cuore dell’estate e a diciassette anni, Lara aveva freddo.
Giunto il crepuscolo, il suo volto impallidiva orribilmente e un brivido le fremeva per la piccola e gracile personcina. Piangeva spesso e spesso si ripeteva: — Come sono infelice! — Ecco che era caduta nel volgare, ecco che si chiamava infelice perchè la solita sventura dell’amore, l’eterna sventura di tutte le fanciulle, la opprimeva! Ma Lara non pensava più di riderne, oh, no, tutte le sue vecchie teorie essendo sfumate; però in certi momenti si esaminava bene la coscienza, chiedendosi se aveva diritto di dirsi veramente infelice, ma una voce segreta e dolente le rispondeva: sì! sì! Rida il mondo cinico e beffardo, ma forse non v’ha una infelicità più cupa e profonda di quella di una debole fanciulla innamorata, che sa di essere amata ardentemente dal giovane a cui pensa sempre, e da cui la divide la miserabile barriera delle false leggi sociali. Sapere che potrebbe essere felice, che potrebbe trascorrere i giorni nel sorriso e nella gioia, e intanto veder cadere ad uno ad uno quei giorni come foglie ingiallite dall’autunno, cadere lenti, eguali, monotoni, tristi, sentirli passare sulla propria esistenza come soffi di brezza che gelano il cuore, — sentirsi il sangue fremere corroso dalla febbre, la mente ardere piena di sogni, di fantasie, di fuoco, sapere che v’è qualcuno in lontananza che soffre e sogna come lei e per lei, e vedersi sola, e tacere, e ri-