Pagina:Fior di Sardegna (Racconti).djvu/7






Fermarsi in un sito sconosciuto e montuoso dell’isola di Sardegna, cogliere fra i lentischi e le roccie una timida rosa montana, nata all’ombra degli elci e fra i profumi delle folte borraccine, — esaminarla foglia per foglia, sino agli intimi più segreti ed olezzanti del suo calice, — descriverne le tinte rosee sfumate in diafani pallori o in porpore di fuoco, i misteriosi profumi miti sotto le perle della rugiada, acri sotto i raggi ardenti del solleone, — ecco il modesto scopo del presente Racconto.

Chiunque da una novella sarda attende le solite storie atroci di sangue, di odi feroci e di amori terribili, non legga questo povero lavoro, chè nulla troverà di tutto ciò. Chi invece ama conoscere un poco i costumi, le passioni, gli usi odierni, la vita e i paesaggi del centro della Sardegna legga con pazienza e bontà queste modeste pagine, che tutto ciò descrivono con fedeltà, secondo le poche forze della giovine autrice, — la quale prega infine i suoi lettori Sardi di non offendersi se per caso trovano qualche fortuita rassomiglianza di nomi, non intendendo alludere a nessuno col narrare casi accaduti soltanto nella sua fantasia — e i colti lettori del Continente di perdonarle gli errori e le imperfezioni, pensando che essa, ancora inesperta nell’arte dello scrivere, ma sempre pronta a perfezionarsi col tempo, non conta ancora venti anni.