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piegato era un povero, cioè un essere incompleto e da disprezzarsi specialmente in fatto di matrimonio.

Oh, signori miei, avete osservato che brutta cosa è l'esser povero?

Ma non sapete a qual punto arrivi la bruttezza di questa «cosa» in paesi ignoranti, in paesi in cui i meriti di un cristiano salgono e scendono secondo la gonfiezza del suo portafoglio. Là, se un povero è bello, vien detto brutto, mentre un ricco è bellissimo se anche orrendo di viso; un povero è pazzo, è cattivo, è perverso, è un verme su cui stà preparata una spada se mai osa innalzare il capo dalla polvere su cui la fortuna lo ha lanciato: nulla gli vale, nè l’istruzione, nè la bellezza, nè la bontà.

Si possono forse avere queste doti quando la tasca è vuota, quando non si possiedono che due mani per guadagnarsi il pane quotidiano?

In altri luoghi creati dal buon Dio, se non altro si riconosce nel povero l’ingegno, la bellezza, la bontà d’animo, se ce l’ha, e gli si lascia un posto, lo si aiuta a camminare; ma nei luoghi in cui mi intendo io, nulla, nulla vien concesso a chi non ha in sue mani l’infame signore del mondo, lo si calpesta, lo si chiama pazzo se dalla sua mente scintilla l’ingegno, presuntuoso se riconosce in sè qualcosa che gli altri non riconoscono, temerario se osa credersi simile agli altri, e lo si ricopre di polvere e di fango sino alla morte, salvo a prostrarsigli innanzi e farlo simile a Dio se egli, a colpi di frusta e sudando sangue, riesce finalmente ad assidersi fra gli eletti della dea fortuna, riesce a farsi largo fra loro ed a gonfiare la sua tasca come la loro...


XV.


Tutte queste belle cose la piccola Lara le aveva lette nel libri; però, non avendole ancora sperimentate, non le ricordava bene, o piuttosto le credeva fole. Perciò aveva amato Nunzio, che pure era povero; pure sognava di esser un giorno felice con lui, benchè egli non avesse nè terre, nè armenti, nè biglietti di banca. Ma don Salvatore la pensava ben diversamente e credeva che Lara la pensasse come lui, sicchè dopo la prima sorpresa re-