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che è troppo per noi. Se dài retta a me, staremo invece attraversando le lande russe....
— Attraversiamo le lande russe! — rispose Mariarosa. — Per me è lo stesso....
— Ci sono i lupi... — proseguì Lara, — ma poco importa, i lupi non si muoveranno punto. Io mi chiamerò Vanda, e tu Sergia. Va bene così?
— Benissimo!
— Quei monti là, — riprese Lara, additando con serietà le montagne, — sono gli Urali: la steppa si stende innanzi a noi, i lupi urlano nella notte oscura... Avanti avanti! Sferzeremo i lupi con il “knut” come vili assassini se ci assalteranno, sfideremo il “kamasin”.
— Che cosa, che cosa? — fece l’altra, tendendo le orecchie.
— Il "kamasin", il vento della steppa...
— Facciamo una cosa, — esclamò Mariarosa sbalordita, — restiamo piuttosto in Sardegna, tanto più se saremo di ritorno fra un’ora...
— Ah, è vero! Restiamo in Sardegna!
Si misero in cammino, ridendo delle loro fantasticherie, e avevano fatto un bel pezzo di strada, allorchè si accorsero di non esser sole. Pasqua e le tre sorelline di Mariarosa che avevano assistito al loro discorso geografico, invasate esse pure dalla mania dei viaggi, le avevano seguite, in lontananza, tutte e quattro in fila, a braccetto, ridendo fra loro del tiro che facevano alle due "grandi" che non volevano mai essere accompagnate, le streghe solitarie!.... Infatti, quando Lara e Mariarosa si accorsero del seguito, cessarono di ridere, si irritarono, volevano tornare indietro, anzi Mariarosa diede un solenne scapaccione a Genia, la più grande delle sue sorelline, che pareva fosse quella che aveva organizzato la spedizione segreta. Per un momento la pianura risonò di grida e di alti guai, ma a poco a poco, l’incidente parve esaurito e si riprese il viaggio con tanto di muso da una parte e dall’altra. Lara e Mariarosa andavano innanzi sparlando del seguito, e il seguito veniva dietro, sempre in fila, sempre a braccetto, ma muto, quasi pentito dell’escursione.
I monti Urali erano del tutto scomparsi dalla mente della carovana, pure si andava avanti, sempre avanti,