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che la sua vita era vissuta, i suoi sogni volati con Lara, le sue speranze svaporate coll’ultimo crepuscolo dell’esistenza di lei, e che ormai la sua meta consisteva nell’attendere una vecchiaia serena, onorata, vicina... Si credeva vecchio, oh, sì, molto vecchio, perchè i suoi trent’anni erano suonati da molto; ma in realtà era ancora giovìne: la sua voce rimaneva la stessa, sonora, cara, vibrata, ed era il fascino degli amici, dei giudici, delle signorine; i suoi occhi splendevano sempre e niun capello d’argento si scorgeva nella sua testa: solo un pallore malinconico velava il suo volto, dandole un’aria attempata, ma più interessante e seria di quella che possedeva dieci anni prima. Era come la sua palazzina, che la tinta del tempo e la polvere sollevata dal vento della valle avevano reso meno gaia, ma più pittoresca e seria. Ah, sì, don Salvatore l’aveva detto: anche la sorridente palazzina aveva preso un aspetto di dolce tristezza dopo la morte di Lara.
E Speranza, la piccina dei Mannu, moriva un anno dopo di Lara: donna Margherita, oppressa dal dolore, era diventata più magra, più bianca e più malinconica; ma il marito, al contrario passato il primo affanno, convinto che Speranza pregava lassù per tutti, ingrassava sempre più, e il suo volto simpatico, lucente si imporporava con gli anni, mentre tra i suoi capelli comparivano i primi fiocchi di neve della vecchiaia. Che importava ciò? Un giorno gli avevan detto che sembrava davvero un cavaliere medioevale: ciò senza dubbio; era uno scherzo; era uno scherzo, perchè, alla fine don Chisciotte viene dipinto orribilmente pallido e magro: ma don Salvatore non aveva mai visto nè conosciuto il cavaliere dalla trista figura, sicchè in buona fede, si credeva realmente il tipo dei cavalieri antichi e, rimanendo contento del suo essere, procurava di impinguare a misura che anche il suo patrimonio ingrossava. E questo ingrossava, e come!... S’ingrossava tanto, che diceva fra poco essere tutta X*** di don Salvatore e di Marco Ferragna; ma nessuno degli uomini giovani ne provava invidia, perchè... perchè Maura e Pasqua crescevano, e chissà!... era così bello sperare!... Infatti, quando le due fanciulle passavano, sottili, eteree, eleganti nei loro semplici vestiti, gli sguardi si fissavano su loro,