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Maura riprese: — Ah, ma mi assicuri che non ti dispiacerà, non è vero?...

— Sicuro, parla! — rispos’egli.

Allora Maura, da brava diplomatica, pensò che due carezze l’aiuterebbero di più. Sicchè passò davanti a Marco e, gli passò le manine sulle guance pallide, gli arricciò i baffetti, come usava fare con don Salvatore, allorchè voleva chiedergli qualche grazia, e gli disse lentamente: — Sai, Maura è un brutto nome e vorrei cambiarlo. Vuoi permettermi di chiamarmi Lara?...

Marco trasalì, poi sorrise al pensare allo strano scrupolo di donna Margherita, e dando un abbraccio alla bambina, esclamò: Ma sì! ma sì! ma sì!... Vuoi darmi un bacio?

Maura, contentona, gli gettò le braccia al collo e Marco, preso da un istintivo bisogno di affetto, se la prese sulle ginocchia e chiacchierò con lei per tutta la sera, come un bambino, raccontandole mille storielle e pensando ogni tanto: — Ah, se Lara mi avesse almeno lasciato un figlio!...


IX.


Qui finisce il prologo e comincia la prima parte della nostra storia. Sei anni erano trascorsi dalla sera in cui Marco Ferragna, con in grembo la piccola Maura, aveva esclamato: — Ah, se Lara mi avesse almeno lasciato un figlio!...

Nulla pareva cambiato a X***, ma molte trasformazioni erano avvenute, a poco a poco, lente, insinuandosi, senza che niuno se ne fosse accorto. — Marco Ferragna, per esempio, era diventato uno dei più ricchi possidenti della piccola città, tanto che ora gli occhi delle più belle e nobili fanciulle erano rivolti a lui. E lui lo sapeva, ma, nonchè compiacersene, ne provava disgusto. La memoria di Lara, a furia d’anni, era diventata vaga, mite, serena in lui, — il dolore sfumava lentamente dal suo cuore come una triste immagine che si allontana a poco a poco e svanisce nell’orizzonte nebbioso; ma Marco non pensava più di ritornare giovane; si credeva vecchio, diceva