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masta in custodia dei Mannu, — e che d’un tratto, quasi in sogno, diventava del figlio del suo nemico!... Immobile, come colto da un fulmine, inchiodato sulla sedia, a pugni stretti e livido in volto, don Salvatore se ne stava così immerso nel pensiero del come impugnare al più presto e annullare il testamento di Marco, che certo doveva essere stato pazzo nel momento in cui lo dettava, che non si accorse quasi del lento andarsene di tutte le persone poco prima riunite intorno a lui. Massimo proseguiva a guardarlo, temendo di vederselo sopra da un momento all’altro e pensava... A che pensava? Pensava che tutto il successo pareva una scena da melodramma, di cui egli era il principale personaggio, e ricordandosi che possedeva molto spirito e molto coraggio, decise di conoscere subito la sua sorte decisiva.
— Don Salvatore... — esclamò risolutamente.
— Eh? — fece l’altro, alzando il capo e colto da un brivido.
— Pare che le dispiaccia il testamento! Ma se ella vuole, tutto si appianerà... Lei credeva senza dubbio che Marco lasciasse tutto alla signorina Lara... Ebbene, se Lei vuole, don Salvatore, tutto sarà della sua signorina figlia... lo stesso.
— Come! rinunzia?
— Oh, che! Solo Le chiedo la mano di Lara!
Fu tanta la sorpresa di don Salvatore, che più tardi confessava non essere vero si possa morire di accidente, dal punto che egli non era morto in quella mattina. Si alzò su di scatto e fulminando Massimo con lo sguardo, gli gridò:
— Senza dubbio, signor burattino arricchito, Lei vuole beffarsi di me? Però la vedremo! Ride bene chi ride l’ultimo! — E uscì pestando i piedi. Ma il giovane non disperò ancora, perchè il fiero nemico non aveva recisamente detto di no. Per una settimana don Salvatore vagò come un’anima dannata da uno in altro avvocato, promettendo mari e monti per annullare il testamento: anche i parenti di Sassari cercarono tutti i mezzi possibili, ma invano. Il testamento era validissimo, e Massimo aveva per sempre preso il posto di Marco Ferragna. I buoni abitanti di X*** per poco non perdettero il cervello: al solito pensarono a questo avvenimento giorno e notte, per mesi