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verità, delle parole di Ferragna, ma nol potè. Poteva forse dubitare che il cielo in quella sera era annuvolato, che la nebbia velava le cime dei monti?
No! Tutto ciò che Ferragna aveva detto, era vero: le memorie dell’odio avito, delle storie e delle vendette degli avi suoi con quelli di Massimo tornarono al suo pensiero: cento anni prima un Mannu aveva amoreggiato e tradito una Massari; cento anni dopo un Massari cercava vendicare quest’onta su una Mannu. Non v’era in ciò nulla di straordinario: la verità splendeva come un lampo livido e cruento davanti agli occhi di Lara.
La rabbia, il dolore, la delusione, l’odio le dilaniavano l’anima: nascose il volto fra le mani e si mise a piangere dirottamente.
Marco ne provò tal sconforto, che fu sul punto di ritirare la sua storiella; e forse l’avrebbe fatto se ad un tratto Lara non gli avesse detto con uno slancio di passione:
— Ora che odio quel vile, amo te, te solo! Fra due mesi, fra uno, quando tu vorrai sarò tua! — Marco rispose:
— Grazie, Lara! — ma non cercò più di abbracciarla, nè nel suo sguardo brillò quella gioia che avrebbe dovuto sentire nel cuore...
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Ecco perchè Lara non tornò più al cancello all’ora del convegno. Da quel giorno cambiò completamente riguardo al contegno da tenere con Marco. Mai fidanzata si mostrò più lieta, allegra e appassionata di lei; ma a Marco questa gioia faceva male, gli sembrava febbrile, fittizia. Ogni giorno osservava che la fanciulla diventava più magra e pallida, che i suoi occhi s’infossavano, che una ruga invecchiava il suo volto e che le occhiaie livide, quasi nere, le attorniavano gli occhi fulgenti di febbre e di dolore.
Qual dramma, qual triste dramma accadeva entro quell’anima? Marco, convinto che Lara odiava Massimo, non lo era del tutto circa il novello amore di lei, nato dall’odio, sotto un cielo di piombo e fra le lagrime, e, ahimè! nelle sue lunghe notti insonni si chiedeva se aveva fatto bene o male a mentire così, a mentire vilmente per la prima volta in sua vita. Spesso il rimorso batteva una nota