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lasciò sfuggire di mano la penna, e i suoi occhi sfavillanti chiesero prima delle labbra!
— Ebbene?
— Ebbene, — rispose lei fredda, — gli otto giorni sono trascorsi!
— Ebbene, ebbene? Hai deciso, non è vero? Parla!
— Sì, ho deciso! Chiedi pure la mia mano a mio padre!
Marco respirò. — Finalmente! — esclamò, alzandosi. — Ne ero sicuro, pure temevo. Ma siediti, Lara, chè ragioneremo.
— No, non aspetto.
— Mi ami dunque? — chiese Marco fissandola negli occhi. — Non m’ingannavo dunque? Ma perchè farmi così aspettare dunque?
— Quanti «dunque!» — esclamò lei ridendo. — Non cantare subito vittoria, caro mio, non ho detto tutto, vedi. Ho da farti sottoscrivere un patto, prima di tutto.
— Ma mille patti, Lara, mille! Parla... farò tutto per te, purchè tu mi ami e acconsenta a diventar mia.
— E sopratutto non cercherai di chiedermi alcun perchè...
— Nessuno! Parla!
— Ecco il mio patto. Non sposarci se non fra tre anni precisi, tre anni ad oggi, cinque maggio 1888.
— Tre anni, Lara! Ma è un secolo! Perchè?...
— Ah, cominciano i perchè? — esclamò Lara facende mostra di andarsene. Lui la trattenne.
— E sia! — disse. — Purchè tu sii mia, io aspetterò tutto il tempo che vorrai.
— Così va bene! Ora me ne vado... Tocca il resto a te!
Marco voleva rattenerla, ma lei fuggì, lasciandolo perchè ebbro di gioia e d’amore davanti al cielo splendido, ai fiori di maggio e agli uccelli che intessevano idilli graziosissimi fra le rame dei boschi e le fratte della valle
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«... Mia adorata Lara, — la tua lettera mi ha recato la più grande sorpresa di questo mondo, Ferragna innamorato di te! Ferragna che si crede amato da te e ti vuole per sua moglie!... Se avessi veduto crollare le montagne, non sarei rimasto più sorpreso e impaurito, sì, anche impaurito! Perchè le tue paure, mia povera e a-