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angoscia e di tormento! Esser solo, sempre solo, dopo esserti vissuto vicino, solo, nella casa gelida e deserta ove ero stato così felice, presso il focolare spento e nelle stanze fatte oscure dal silenzio! Ma ora tutto svanirà! Tu sei tornata, mia diletta Lara! Tu sei risorta ed io non piangerò più, non starò più solo!...

E in un impeto di illusione e di amore, Marco strinse al suo seno la fanciulla, ma essa mandò un lieve grido e si svincolò dalle sue braccia. Allora il giovine si accorse che Lara piangeva a grosse lagrime e fu chiamato alla realtà!

— Perdonami! — disse con angoscia. — Tu hai ragione! Io sono pazzo! Ma non piangere, Lara, no, giù le mani dal volto e ascoltami bene. — Si appoggiò alla mensola di marmo, e intrecciando le mani sulla schiena, riprese, pallidissimo in volto, mentre Lara si asciugava le lagrime, pensando che in realtà il cugino conservava tutto il suo senno: — Nella mia vita non amai altri che tua cugina, ch’era perfettamente simile a te, come già ti dissi. L’amavo pazzamente, tanto che senza di lei la mia vita si rendeva impossibile. E la feci mia, nonostante gli ostacoli che si opponevano fra di noi e l’odio che la mia famiglia non cessò di prodigarmi anche dopo la sua morte. Con lei, che mi amava d’un amore eguale al mio, fui per qualche tempo il più felice fra i mortali, tanto felice, che la mia felicità mi spaventava, che mi chiedevo cosa mai avevo fatto di buono per meritarmela. Ma sul più bello, quando il mio amore per Lara era giunto al parossismo, alla venerazione, al delirio, la morte recise la sua giovine testa ed io rimasi solo, muto, desolato, davanti al cielo splendido che irrideva il mio dolore, fra i fiori che non mi servivano che per adornare una bara! — Marco tacque un istante, gli occhi socchiusi e le labbra tremanti al ricordo di quel giorno tremendo. Lara, che al suo solito credeva di sognare, vide una lagrima cadergli lungo la guancia di marmo, e non ci volle di meglio perchè anch’essa si rimettesse a piangere, pensando però al dolore che avrebbe sofferto lei stessa se Massimo fosse morto.

Le sembrava che Marco parlasse ad altri e che lei fosse semplice spettatrice; anzi, da un momento all’altro, pensava di gettarglisi al collo per confortarlo e carezzarlo come faceva da bambina. Ne sentiva una grande pietà,