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ricordandosi gli splendidi crepuscoli ivi goduti, fra quegli alberi ora schiantati dall’uragano, i sogni, il primo convegno, il primo bacio, il profumo del muschio, l’olezzo dei lentischi e delle ginestre selvaggie, si chiedeva se tutto non fosse stato un sogno o se sognava presentemente, o se non avesse letto la sua storia in qualche romanzo.
Allora la sua percezione si velava; vedeva la sua esistenza e il suo amore come vedeva la montagna, attraverso un velo di nebbia e di pioggia, le sembrava che l’inverno non dovesse finire mai più, che sotto il gelo di quella vôlta di piombo e lo sgocciolare dell’acqua e il soffiar del vento il suo cuore dovesse raffreddarsi, indurirsi, e così, a poco a poco, tutto il suo corpo, il suo essere, cambiarsi in un masso di granito insensibile alla furia degli elementi e delle passioni umane.
Infatti cadeva inerte sul suo letticciuolo bianco e rimaneva immobile e fredda, con la testa pesante affondata sui guanciali gelidi, sinchè non si oscurava il triste e bruno crepuscolo d’inverno, ma spesso lo scoccare di un’ora le dava quasi una scossa elettrica, le ridonava la vita e il sorriso, ricordandole che fra un’altra ora Massimo sarebbe giunto.
Nella notte invece, fra il tepore del letto e la musica infernale del vento e della pioggia che risuonava al di fuori perdendosi nella valle col ruggito del torrente e il fremito dei boschi, Lara ricordava distintamente, ruminando le frasi dell’ultima lettera, le labbra ancora calde dell’ultimo bacio, e si cullava in curiose alternative di speranza e di disperazione. Faceva progetti, immaginava la sua futura casetta fatta splendida reggia dall’amore; e domandava come l’avrebbe condotta, lei così piccola e inesperta. Si rimproverava la sua indolenza, la sua noncuranza nell’apprendere da quella finita massaia ch’era donna Margherita, le faccende domestiche e il modo di governare la casa, e si proponeva di cambiar metodo.
Ecco che lei pensava a maritarsi con uno che certo non le avrebbe potuto dare serve e cameriere in gran copia, e non sapeva nulla, non pensava ad apprender nulla! Ma era proprio un affar serio. Lara sapeva eseguire pizzi al «crochet,» sapeva un po’ ricamare e cucire, preparare una tazza di caffè e rifare i letti; la sua abilità si spinge-