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vita in collegio, riuscendo appena a saper scrivere lettere intarsiate di versi, a suonare il pianoforte ed a saper ricamare in seta e oro! Perciò le cascava tanta fortuna! No, no, Maura doveva aver fatto qualche stregoneria a Ferragna perchè egli si fosse innamorato di lei... Ma del resto!... Chi diceva che Marco era tisico, chi gelosissimo tanto che avrebbe fatto morire Lara di crepacuore, chi affermava essere un avvocatino spiantato che avesse sposato Lara unicamente per il di lei minuscolo patrimonio, e tutte le signorine di X*** si consolavano al pensiero che la famiglia Ferragna odiava a morte la piccola Lara. E mentre sparlavano orrendamente dei due sposi, per loro fortuna assai lontani, ognuna in cuor suo invidiava Lara e la sua sorte e imprecava l’avarizia del proprio padre che non l’aveva posta in collegio a Sassari come Lara. Chissà allora se l’avvocato Ferragna si fosse innamorato di Lara smorfiosa o di lei così bella!
Così pur troppo è, gentile mia lettrice. Guai a chi ha un po’ di fortuna, nelle piccole città di provincia, e non nella sola Sardegna, ma nel mondo intero. L'invidia plasma subito la sua croce e la pone addosso al mal capitato che, se di animo dolce e tranquillo, finisce col maledire la fortuna che lo solleva alquanto e rimpiange il tempo in cui, piccolo e sconosciuto, non destava invidia, nè veniva tormentato dalle maldicenze e dalle calunnie.
Però bisogna rendere onore al merito, e un merito assai onorevole negli abitanti di X*** era quello di obliare a tempo e luogo i disgraziati che destavano le loro chiacchiere. Perchè? Lo disse un poeta di Ozieri, se non erro:
Ca su tempus cancellat d'ogni ardore.
E dopo due o tre mesi Lara fu lasciata in pace dalle signorine della sua città. Venne la volta della palazzina bianca, le cui vicende vedemmo poco fa; poi, all’arrivo dei Ferragna, risorse la loro questione più viva e animata di prima; ma a poco a poco, appagata la curiosità del pubblico e sfumati i sogni degli studenti e del negoziante viaggiatore, le chiacchiere cessarono: le si-