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zione non era il forte di Lara, del resto assai istruita per signorina di provincia. Parlarono infatti di Marradi, di Niera e di Giorgio Sand, ma soprattutto di Stecchetti, che è il poeta più conosciuto e ammirato nella gioventù sarda, ne parlarono serenamante, quasi si trovassero in una pubblica conversazione, ripetendone i più bei versi, che Massimo declamava, a voce sommessa, in un modo affascinante. — Perdettero però il sangue freddo quando, venuti al « Medio-evo,» Massimo declamò quasi in alto quel piccolo capolavoro, e Lara lo accompagnò nei due ultimi versi!

«Non sai? le scolte dormono,
Son la figlia del re: baciami in bocca!».

e naturalmente il giovine non se lo fece ripetere.

Fu il bacio più lungo ed ardente, che i due amanti si diedero in quella notte di amore.

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L’ora di separarsi si avvicinava. Un’acre tristezza si insinuava lenta lenta nell’anima di Lara, una tristezza infinita che non doveva lasciarla mai più. Massimo mormorava con dolore!

— Oh, Lara mia, quando ci sarà dato di passare un’altra notte come questa?

— Quando? — ripetè lei con malinconia. E baciandolo appassionatamente, esclamò: — Ma chi ci potrà dividere, chi?

— Chi, Lara? Nessuno!

— Solo la morte! — rispos'ella.

Rimasero a lungo in silenzio, stretti fortemente, col cuore dell’una unito a quello dell’altro, le labbra incastonate, confusi insieme i palpiti, i respiri, gli sguardi, l'anime e i pensieri.

Suonaron tre quarti. Il mantello era nuovamente scivolato dalle spalle e dalle ginocchia di Lara; un raggio della luna al declino penetrava sino al loggiato, proiettando una pallida luce su quel gruppo poetico, degno del pennello di uno dei nostri più grandi pittori moderni. Gli occhi di Lara brillavano di lagrime; il dolore e l’amore