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— Parliamo dell’avvenire! — esclamò lei ad un tratto distaccando le sue labbra da quelle di lui inaridite dal lunghissimo bacio. Massimo la accomodò bene sulle ginocchia, la ricoprì, le fece appoggiare il suo capo sulla sua spalla, e guardandola con indicibile amore, parlò a lungo dell’avvenire desiato tanto.
Quando Lara avrebbe compiuto ventun anni, lui l’avrebbe chiesta formalmente in isposa ai suoi parenti pregando, umiliandosi, facendo di tutto in fine per ottenerla. Ma se, cosa certissima, i parenti avessero rifiutato allora, Lara consentendolo, lui l’avrebbe presa con sè e protetti dalla legge, l’avrebbe fatta lo stesso sua sposa.
— Ma come? — chiese Lara.
— Sentimi bene, bambina bella! Tu una notte come questa, o magari peggio, poco importa, verrai là al cancello, ov’io ti aspetterò. Ti porgerò galantemente il braccio e ce ne andremo tranquillamente pei fatti nostri. I giorni dopo, sarai mia...
— Sì? davvero? — riprese Lara, spalancando gli occhi — Ove mi porterai?
— Lontano, lontano! In una bella città, a Cagliari, Sassari, per lo meno, dove io avrò preparato tutto anticipatamente. Tutto, comprendi, la casetta, il corredo, l’abito da sposa, il sacerdote. Se tu lo vuoi, sarai certamnte mia moglie. Lo vuoi, Lara?...
— Lo voglio!
— Lo sarai! Verrai dunque?
— Sì, Massimo!
— Me lo prometti?
— Te lo giuro!
— Cara fanciulla!
Lara rinchiuse gli occhi: a che pensava in quel punto? Certo, era qualcosa di orribile per lei, lasciare fuggitiva la casa paterna, che amava tanto, dove aveva tanto sofferto, ma dove pure erasi svolta tutta la sua esistenza, sognando sempre di lasciarla da sposa amata e felice... dopo quella fuga, quale splendido miraggio non l’attendeva? Massimo gliene parlava sommesso, fremendo nella voce, chiudendo anch’esso gli occhi per sognare più intensamente quell’avvenire tutto rose e azzurro.
— Dormi, Lara, dormi! — mormorava, cullandola soavemente fra le sue braccia. — Dormi e sogna! con me