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un incidente curioso. Passandogli una mano sui capelli, Lara domandò: — Che c’è qui dentro?

— Semi di zucca!... — rispose Massimo scherzosamente.

— Oh! oh! questa è bella! Dunque, la tua testa è una zucca? Va’, non ti voglio più allora, vattene!...

— Davvero?

— Sì!

— Allora, addio! — Si levò e mise in piedi Lara; raccolse il cappello cadutogli per terra da vari minuti, e fè mostra di andarsene.

— E te ne vai davvero? — domandò lei, stringendosi le mani, in tono piangente.

— Ma se me lo hai comandato tu?... — rispose egli.

— Pazzerello! L’ho fatto apposta per farti levar su per rimetterti il cappello, perchè avevi la testa fredda e poteva cagionarti del male lo stare a testa scoperta! —

Massimo tornò a sedere: Lara riprese il suo posto e il mantello, suo malgrado, la ricoprì nuovamente. Ricominciarono la strana conversazione.

— Lara adorata, come sei buona! Ma tu tremi... come hai freddo, carina! Che notte infame che ti faccio passare, Lara mia!

— No, non ho freddo! — rispose ella, che pure batteva i denti — ma tu appoggia di nuovo la tua testa qui, e dormi, così va bene!... Senti, quando sarò tua moglie e tu dormirai, io verrò e per svegliarti ti dirò. — Su, Massimo! È ora di levarti! — e ti farò così! — Si chinò e lo baciò sulle gote, sul collo e finalmente in bocca... — Se a Massimo avessero schiuso il paradiso, non sarebbe rimasto più contento: quelli erano i primi baci che Lara gli dava senza esserne richiesta. Una soddisfazione mai più provata gli allietò il cuore, gli illuminò la mente: spalancò gli occhi e, stringendo quasi brutalmente al suo seno la fanciulla, esclamò:

— Celeste creatura! Mi rendi il più felice fra i mortali! Come t’amo!... ah, se tu sapessi come t’amo, Lara! Non so esprimertelo, ma vorrei aprirmi il seno, vorrei introdurti nel mio cervello, immedesimarti in me per dimostrarti tutta la forza e l’estensione del mio amore...