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lei sentiva questa voce arcana, sentiva che diceva la verità, provava un lieve rimorso e mormorava: — Padre mio, perchè mi hai lasciato sola? — ma nello stesso tempo desiderava ardentemente che niuno venisse a costringerla di lasciare Massimo, e importavasi delle stelle, delle voci notturne e persino di Dio. Massimo era il suo Dio, e lei lo adorava perdutamente.
Nel sentirsi così vicina a lui, che non vedeva per intere settimane, provava un piacere infinito, ma tutto psicologico, casto, purissimo, e tremava solo perchè l’aria fredda della notte le pungeva la personcina poco coperta dal costume per casa, le gelava il sangue già assai freddo e molto calmo.
Massimo se ne occorse. Sorrise, aprì il suo ampio mantello e coperse accuratamente tutta intera la fanciulla. Così formarono un graziosissimo gruppo; una grossa macchia nera su cui spiccavano la testa di Lara avvolta nello scialletto bianco e la testa di Massimo ombreggiata da un cappello di feltro, molle, posto alla bizzarra.
— Così stiamo bene, non è vero? Stai bene, Lara?
— Sì!
— Allora ragioniamo!
— Ragioniamo!
— Sei certa che stanotte non possono sorprenderci?
— Certissima! Mio padre, come ti scrissi, è partito stamattina e tornerà domani sera. In quanto alla mamma, tu lo sai, non dubita di nulla, nè si leverà entro notte. Se per caso si leva, noi udiremo i suoi passi attraverso il cortile e tu potrai scappare senza essere veduto nè sospettato...
— Sì, e tu? per me non temo nulla, è per te che temo Lara mia.
— Oh! io, — rispose ella guardando in alto con un sorriso, quasi cercando una ispirazione nel cielo, se la mamma mi sorprende qui prima della mezzanotte, le dirò che non sono ancora andata a letto e che sto rinchiudendo bene le porte, come ella stessa mi ha avvertito; se poi mi sorprende dopo la mezzanotte le dirò che non potendo dormire mi son levata e sono uscita, sembrandomi udire dei rumori. La mamma sa bene che io non ho