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comunale, il maestro di scuola, il medico condotto e... due preti.

— Nel mio villaggio, formato di quattro vicinati assai distanti fra loro, le case sono tanto grandi, che vengono del tutto coperte dai noci, noccioli e castagni piantati davanti ad esse.

— Allorchè ferve la raccolta di questi frutti, i tetti ne vengono coperti interamente; in questo mese poi, se soffia il vento nel mio villaggio, non piove acqua, ma castagne. Da noi si vive di castagne come in certi villaggi di fichi d’India. I castagni coprono grandi distese e la raccolta è permessa a tutti. Povere donne! Rimangono giorni interi raccogliendo castagne, che trasportano ad immense distanze e gettano in specie di pozzi, entro i quali si conservano fresche per tutto l’anno. Da noi il pane è quasi sconosciuto pei poveri che vivono tutto l’inverno esclusivamente di castagne e di noci. Chi ha la fortuna di possedere un cavallo trasporta questi frutti sino al Logudoro e al Campidano e li vende o li scambia con grano, legumi, olio od altro. Questi poveri commercianti varcano montagne orribili, pianure, valli, torrenti, quasi sempre a piedi, essendo il cavallino già troppo carico; la fatica, il freddo, le privazioni li fanno soffrire assai, ma il pensiero di recare qualche soldo alla famiglia li rende pazienti e quasi allegri. Per ripararsi dal freddo, indossano strani calzoni di saia giallastra e bizzarri mantelli di albagio nero, corti dietro e lunghissimi davanti. — Un’altra industria del mio villaggio è la fabbrica di arnesi di legno di castagno, che trasportano anche per tutta la Sardegna: cucchiai, forchette, taglieri, paletti, mestole e cento altre cose. Vi è la scuola pubblica perciò: tutti coloro che vogliono apprendere o insegnare quell’arte si riuniscono ad una loggia che li ripara dal sole o dal freddo, e gli scolari pagano cinquanta centesimi il mese ai maestri!...

— Libri e giornali non ne conoscono dunque?

— Ma che! Sono forse cose necessarie alla vita? La zappa, la scure, l’ascia, il fuso... ecco ciò che occorre. Le ragazze del mio villaggio non li sognano neanche i libri! Quando qualcuno ritorna dal fare il soldato e narra