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sia il peggior calzolaio del mondo, non credo che sia così imbecille da rinnovarti quelle scarpe per una lira e mezzo! — Peppa cominciò ad alterarsi.

— Oh, oh! — gridò, — per chi mi pigli? Quanto hai dunque pagato perchè ti acconciassero gli scarponi?

— Come! — rispose Bastiano, adirandosi anch’esso rialzando la ghetta di albagio su i grossi scarponi ferrati, — e metti le tue ciabatte al confronto di questi? Io ho pagato un lira e mezzo, sì, ma i miei scarponi non bisognavano che di tre chiodi e di una toppa di cuoio, su un buco. Il calzolaio, sentito come tutti sieno ladri nel mondo, pretendeva mettergli i tacchi nuovi dicendo che questi si dovevano subito consumare, ma io assolutamente, non ho voluto, e infatti ecco, i miei scarponi conservano ancora gli stessi tacchi e sono buonissimi!...

— Ufh!... Ciò appunto significa che io non devo pagare due lire!

— Ma... per Dio santo, Peppa... tu non comprendi un acca!...

— Tu sei un mascalzone e vuoi aiutare i calzolai a rubare a man salva!

— Peppa!... — gridò Bastiano con indignazione.

La questione sarebbe finita con i soliti guai, se Lara non si fosse posta in mezzo dicendo:

— Finitela! Non avete ragione nè l’uno nè l’altra. Due lire sono troppe, ma una lira e mezzo è poco. Va bene una lira e settantacinque.

— Dice così lei? — chiese Peppa convinta dall’accento di Salomone della padroncina: — farò così! Del resto è vero che fra poco mi comprerò gli stivaletti elastici. Sono il mio sogno!

— Tu! — esclamò Bastiano con ironia, — tu con gli stivaletti? Ma se non hai camicie!...

— Avrò camicie e stivaletti col mio lavoro!

— Ah sì, gli stivaletti! Brava! Fazzoletti di seta, calze, camicie stirate, stivaletti! Ci avete tutto ora, voi serve ma avete anche una bella fama! — Peppa alzò le spalle.

— Canta! canta. Bastianone! Vuoi dunque che si rimanga sempre nel fango come ai bei tempi antichi?...

— Sì! ma allora le donne avevano anche un po’ d’ono-