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segreto; ma nessuno pensava di interrogare don Salvatore, che, ridendosela sotto i baffi, si mostrava curioso al pari degli altri e si divertiva assai delle chiacchiere e della curiosità che la palazzina destava. Agli ultimi di aprile fu completata: era qualcosa di meraviglioso, coperta tutta da un terrazzo circondato di balaustrate di ferro, gli ampi balconi dalle persiane verdi, il muro del giardino tutto a merli e torricelle come la cinta di una città fortificata, le quattro facciate bianche, filettate da eleganti striscie di smalto azzurro. E giù giù ai piedi, la vallata verde, ampia, ridente, chiusa dai monti bruni, selvaggi, pittoreschi; su su il cielo azzurro e profondo, su cui essa si disegnava ardita, leggera, aerea, come un brano di paesaggio svizzero o fiammingo.

Don Salvatore ne era incantato, e spesso, guardando la palazzina dall’orto di casa sua, accarezzava il viso della sua piccola primogenita e le diceva: Quando anche tu ti sposerai con un bel giovine ricco, nobile, laureato, ti farò costruire un palazzo così.

Nel pubblico, intanto, la curiosità era arrivata all’ultimo grado; si invigilava l’arrivo dell’omnibus, delle carrozze pubbliche e delle private, pochine davvero, e ad ogni volto sconosciuto che si vedeva, si diceva: Ecco che arriva! Ecco che arriva!..

Ma invano: arrivavano nuovi impiegati; operai italiani, che fanno più fortuna, emigrando in Sardegna che in America; arrivarono i nuovi soldati, i nuovi ufficiali, i nuovi carabinieri, gli studenti dei villaggi partiti per le vacanze di Pasqua; arrivarono le rondini, il nuovo sotto prefetto, i fiori, un ingegnere con la famiglia, uno scozzese viaggiatore, e tutti destarono un fremito nell’anima degli abitanti di X***, ma nessuno andò ad abitare la palazzina misteriosa... Alla fine ci si stancò di aspettare; i mesi passavano, nessuno veniva, altri avvenimenti accadevano ad X***, altre notizie e novità incalzavano. Sicchè la palazzina fu posta in disprezzante oblio, e nessuno si accorse che un giorno di luglio arrivò a X*** l’avvocato Marco Ferragna con la sua giovine sposa, Lara Mannu, nipote di don Salvatore. Insieme a loro arrivò la splendida mobilia per la palazzina di cui essi erano i padroni e che essi appunto dovevano abitare....