non esser veri. Ma solo, & singolermente il mio non hà ragione contraria, che drittamente possa convincerlo di non essere da ogni lato, & in ogni sua parte vero, verissimo, evidentissimo, irrefragabilissimo. Ma ò buoni, ò valenti, siete voi tante giudiciosi, & non vi accorgete, che come il vino non possa da niun verso traspirare, nè prendere altra qualità, che la propria; è impossibile, che possa fare altra mutatione, che in meglio? Et questo anco tanto più infallibilmente, quanto sarà tenuto cautissimamente turato, & in loco caldo? La ragione è chiara. Quella parte ignea del vino, come non possa traspirarne, quanto più caldo sentirà, senza dubio più attività acquisterà. Adunque l’attività sua quanto sarà più gagliarda, meglio si esserciterà à quel fine, à che da la natura è stata posta. Mi direte; A che fine è stato posta da la natura? Rispondo. A conservare, à migliorare, ad affinare il suo annesso, che è l’altra parte men sottile, & crassa del vino. Che già sà bene ognuno, che la natura come che è prudentissima, mira sempre à fare il meglio: & non si ha da dire, che, habbi posta nel vino quella parte ignea, & di attività ad altro fine, che à conservatione, is miglioratione de la specie dov’è annessa. Non sò che mi possiate, ò autorevolissimi rispondere à questo: se non, confessare che le Vettine tenute diligentissimamente turate, & etiam in loco caldo, senza dubio ccnserveranno, & miglioreranno maggiormente il Vino. Nè si dice però, che fareste altro che bene à tenerle in loco fresco. Con che vi faccio profonda riverenza, raccomandandomi ne la vostra buona gratia, padroni miei in qualunque modo.