Anderei mettendo altri patimenti, che ne incorrerete. Ma voglio che questi vi bastino. Et però vi dico il buon prò di tal vostra costanza di non mutare l’usanza antica. Chi n’ harà finalmente il danno, se lo tenga.
Ma non vedete sapientissimi, che ò vogliate, ò nò, (sia detto con bona vostra pace,) tutti gli altri secreti di conservar vini non ponno essere sempre veri, nè à fatto veri: Et à l’incontro questo rimedio mio non si può convincere con ragione alcuna, che bona sia, di non essere da ogni sua parte vero? La ragione perche gl’altri secreti non ponno esser sempre, nè à fatto veri, si è, che non può trovarsi rimedio, che acconci la botte di legno, che non pigli mai, ò del legno stesso, ò di secco, ò di fradicio, ò di molliccio, ò di muffa, ò di qualch’altro cattino sapore, che suole prestare il legname. Nè si trova rimedio di fare, che qualche volta non traspiri, il che (come in principio si è detto) è la potissima causa, che fà guastare li vini. Ma questa mia inventione sì, che frà quante se ne potessero escogitare, sola è eccettuata di potere essere mai capace di simili, nè di minori difetti. Imperoche quì non ci è legname, che possa far sapere il vino di legno, ò di molliccio, ò di fradicio, ò di muffa, ò di lento; difetti tutti originarij del legno, ò favoriti molto da esso. Nè ci son pori, onde lo spirito del vino traspiri, & s’infermi la virtù, & la gratia sua naturale. Oltre à ciò, il vase stà pur medicato d’una materia, à la quale puoi dare odori buoni, & gratiosissimi, & perpetui, & che per se medesima non è capace di cattivo odore, com’è la cera. Onde è da meravigliare, che la vostra sapienza sola non vegga, che tutti gli altri rimedij perciò ponno facilmente convincersi di