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taggio la vostra inquietitudine; vi dico. Che basterà che dal di fuori impegoliate di cera & pegola, ò vero di cera, & resina la Vettina, come s’è detto: & massimè il fondo; si come appresso si dirà à l’avvertimento secondo. Et dal di dentro abbeveriate la Vettina, ò d’olio dolce bollente, ò d’uno degli altri olei odorati detti di sopra, pur bollenti. Et buttatevi (se anco voleste allhora) il vino, & poi un altro poco d’olio freddo suso, rimettendovi appresso il coperchio & tappo al coccone. Et in somma chiudete il tutto (come si è detto) al più grossolano modo, che saprete, pur che non traspiri; Che pure vi si conserverà perpetuamente il Vino.
Overò, quando è il tempo de le Marasche, ò Marene (Che si dicano) ò visciolette de le piccoline agre, dopo havere impegolata la Vettina di fuori, fate un decotto di tre libre di dette Marene acciaccate con tutti gli ossi loro, in un boccale & mezzo di vino: Et bollentissimo buttatelo dentro la Vettina, imbriacandola per tutto di detto decotto ben bene. Turatela cosi calda col coperchio, & tappo, & un panno sopra, lasciandola mentre si freddi. Buttatevi poi il vino, et l’olio suso, & turisi con diligenza, (come di sopra si è detto;) che per parecchi anni etiam ogn’altro vino, che vi si butterà, saprà di quell’odor soave d’amarene, senza potersi mai guastare
In Puglia si potrà fare questo medesimo rimedio con le Nere (che sono ciriegie salvatiche) ò con le frondi di esse bollite in vino, ò in acqua con dentro una buona manciata di sale. Che daranno odore soavissimo al Vase. Et in Puglia sarà delicia grossolana pugliese, & nondimeno cosa nobilissima.

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