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La cera di che à questo ti devrai servire, sia l’ordinaria, nova, gialletta, che si vende da per tutto. La liquefarai come s’hauessi à farne candele, & con pennello grosso la darai per dentro la Vettina; & ce la darai sù quello che essa Vettina esce calda da la fornace, che la beve, & succhia che penetra sino à mezzo dito nel sodo de la Vettina. Ch’è cosa nobilìssima, & si fà facilmente.
Se in essa cera quando è squagliata, butterai qualche olio odorato, ò di garofani, ò di rose, ò di viole, ò di narangi , ò altro; ò anco muschio (se cosi ti piace;) farai con quello la Vettina odorata, come meglio ti sarà venuto da la fantasia. Forse da una cosa simile à questa Horatio Poeta sudetto diede quello essempio;
Quo semel est imbuta recens servabit odorem Testa diu.
Io hauerei posto altri modi da accommodare da detta parte di dentro le dette Vettine, nobilissimi da Rè, da Imperatori, da Papi. Ma perche mi sono obligato, che in questa mia Inventione non andrà cosa dannosa a la sanità; però per fuggire gli scrupoli, che da tale occasione si fossero potuti fare, hò lasciato di metterli. Massime hastando la cera simplicissima, (à la quale non si può mettere eccettione, nè da Medici, nè da alcuno) à darvi l’intento, che mai più non vi si guastino li vini, anzi poteruvli fare odorati di quel modo che più vi andasse à gusto.
L’Impegolar poi anco la Vettina da la parte di fuori con resina, & cera, ò con cera & pegola, & matton pesto

incorpo-