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cora non t’hanno avvertito. Quante cose di mano in mano, & anco modernamente, sono siate avvertite à detti Signori, che quasi ognuno le haveria pensate, se bene sino à quel punto à nessuno eran cadute ne l’imaginatione? Che essi Signori da sapientissimi, non tanto che si siano ritirati da accettarle, ma le hanno laudate, & premiate con animo heroico? Et credete voi, che mi fermerò quì à dare de gli altri Avvertimenti nerissmi, & più utili anco di questo? Vi gabbate in grosso à credere, che non ne habbi anco à dare de gli altri. Ma primamente voglio che ognuno conosca in viso bene questo del Vino, del quale hora si tratta.
Et perche questo incredulo, ò timido, ò troppo savio, al quale io mi studio di far toccar con mano questa verità, & che vorrà forse star senza causa, nè l’uso goffo de le Botte, si renda finalmente capace del suo meglio, & si volti à servirsi del modo di tenere il vino che io metto à campo; dico, che cerchi, che troverà anco, che in qualche parte d’Italia sarà pur qualcuno hoggi, che conserva il Vino ne le stesse Vettine molto bene, ancorache elle non saranno sì bene considerate, come se le potrà far lavorare letto c’harà questo Libretto: poiche le truffe ò iuste che sono certi vasi di terra cotta invetriati, che usano in Orvieto, con tutto che non capono più d’uno, ò due boccali; & li fiaschi di vetro in che tengono li vini trebiani in Toscana, se bene sono senza la cautela de l’olio, & de l’esser ben chiusi & turati con cera, & trementina; nondimeno conservano il Vino tutto l’anno; ò gran parte de l’anno senza potere mai guastarsi. Hor quanto più si conserverà in vase gran-

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