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il minuto carbone lasciato dalle bragie spente, ciò che ha relazione al greco βράζω che significa cuocere, arrostire; e le parole médol, metallér, metáll hanno affinità coi vocaboli greci μέταλλον, μεταλλικος, μεταλλευς, μεταλλευσις; dove è ben da osservare che le sovradette voci médol, medàl nel dialetto dello nostra Valle non corrispondono già all’italiano metallo, ma bensì al μεταλλευ greco, in senso di miniera o vena: col quale nome Strabone indicò la stessa cava del marmo di Carrara. Onde possiamo desumere che anche alcune delle voci, che a primo aspetto parrebbero derivare dal latino, meglio considerando, si trovano aver più alta e più vera derivazione del greco. Di che non dissentiamo da chi vorrebbe arguire, non senza molta probabilità d’induzione, che forse uomini di greca origine, ivi passati in colonie, venissero primi a tentare in queste nostre valli lo scavo e il lavoro delle miniere, e ne arricchissero per conseguenza l’originale dialetto di tutte quelle voci che si richiedevano a significare i diversi opifici di quella nuova arte da loro importata1. E un passo prezioso di Strabone ed uno di Plinio ne confermano in questa congettura; facendoci essi conoscere come prima del Dominio romano le miniere dell’Italia settentrionale fossero più coltivate, che nol furono dopo, quando queste terre caddero sotto quel potente Impero: parendo essere stato principio di quel Governo, che gli Italiani dovessero porre la loro prima cura nel coltivare la terra, perchè non si avvilissero troppo col lavoro delle miniere, o piuttosto perchè non venisse loro abbondanza di que’ mezzi che possono procacciare ad un popolo una pericolosa ricchezza. Strabone infatti dopo di aver descritta la parte settentrionale dell’Italia, termina dicendo: «Ora le miniere di questo paese non si coltivano egualmente, per esser più utili quelle dei Celti Transalpini; ma prima si lavora-

  1. Rosa, Comment. sopracit.