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deve essersi fatto con qualche successo di varie miniere d’argento. Poichè da certe vecchie pergamene, che si conservano nell’Archivio Vescovile, in parte pubblicale dal Lupo e dal Ronchetti, e in parte tuttavia inedite, abbiamo prima che nel 1077 certo Landolfo Milanese Canonico della Cattedrale e Camerario Vescovile compera da Otta vedova di Alberico di Martinengo tutto che le apparteneva de vene argenti quae sunt in montibus de Valle Ardese. E da alcune di esse pergamene, che qui appresso si accennano, si rileva che l’acquisto di queste miniere dovette esser fatto in nome del Vescovo, o almeno passare subito, dopo qualche nuovo atto in proprietà dello stesso Vescovo: Emptio ista Landulphi Presbiteri Bergamatis Ecclesiae idest Canonici cathedralis et Camerarii Episcopatus... ex consequentibus chartis potet quod revera facta fuit ut argenti fodine in montibus Ardesii rite ad Bergomatem Episcopatum parvenirent: propterea quatuor post die Landulfus Camerarius eos donat Arnulpho electo Bergomati Episcopo atque Episcopio1. E le carte quivi accennate sono prima una promessa del 30 dicembre dello stesso anno 1077 dei figli di Alberico di Martinengo e delle loro mogli, fatta ad Arnulfo Vescovo eletto di Bergamo, eum non molestandi pro argenti fodinis Ardesii2. Appresso nel 1080 troviamo un’altra carta di compera fatta da Olrico Canonico de eo toto quod pertinebat Otoni et Vitale de Martinengo in argenti fodinis Ardesii. E non v’ha dubbio (noia qui il Lupo) hanc ipsam emptionem fictitiam fuisse, factamque jussu et pecunia Arnulphi Episcopi; post hanc enim nullus alius praeter Episcopum Bergomensem in illis fodinis jus habuit3. Più tardi nel 1180 troviamo che Carpellione

  1. Lupo. Cod. dipl., tom. II, pag. 707.
  2. Ibid. pag. 714.
  3. Ibid. pag. 722.