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rore patravit ut illam faceret desertam et prope sine habitatore.

Dopo questo documento generale, riferibile agli scavi e lavorieri delle miniere nelle nostre Valli ai tempi di Carlo Magno, abbiamo il prezioso documento tutto nostro proprio del privilegio di Enrico III agli abitanti della Valle di Scalve. Questo Imperatore detto il Nero e da altri il Pio, un anno a quanto pare dopo la sua incoronazione, e precisamente nel 1047, largiva da Mantova a tutti gli abitanti di Scalve, o come ivi è detto del monte Scalfo, ampio diritto e privilegio di negoziare e di vendere come loro piacesse il loro ferro, per tutta l’estensione dell’Impero e ciò a norma delle consuetudini dei loro antenati: Per nostram preceptatem paginam concessimus atque pro ut jure et legaliter potuimus largiti sumus omnibus hominibus in Monte Scalfi habitantibus facultatem et largitionem negociandi, et eorum ferrum vel quidquid voluerint per vastitudinem nostri Imperii vendendi, usque montem Crucium et montem Bondionem.... secundum suorum priscorum parentum vel decessorum morem et consuetudinem.

Abbiam riferito le sopra citate parole del privilegio di Enrico III, secondo la lezione che ne dà il nostro Lupo alla pagina 622 del II volume del suo Codice diplomatico, dietro una copia che potè averne ex Libro privilegiorum ipsius Vallis. Ma la lezione, come noteremo più avanti ritornando su questo stesso privilegio riportato per intero in altro somigliante diploma di Enrico VII, non si mostra ben conveniente con altri più antichi e pregievoli codici che ancor si conservano negli Archivi della Valle, e dai quali si avrebbe una lezione più coerente e più probabile. Frattanto ci permetteremo di osservare come dalle parole del Decreto si possa ricavare che lo scavo e il lavoro del ferro nella Valle di Scalve dovette essere e da tempo ben in fiore, se il diploma dice di aver largito agli uomini di quella Valle l’ampio privilegio di vendere e di negoziare il loro ferro